Glassup

La start-up italiana Glassup ha brevettato visori a realtà aumentata che hanno risvolti utili in chirurgia, nello sport e nell’Industria 4.0.

di Andrea Ballocchi

Un ciclista salta in sella alla propria bici, dà un’occhiata alla strada e parte per il giro d’allenamento. Alla stessa ora, un chirurgo sta procedendo a un intervento delicato, mentre un addetto alla logistica sta controllando se il carico è conforme a quanto richiesto.

Tre persone diverse sono impegnate in attività completamente differenti. Ma sono accomunate da uno strumento: visori a realtà aumentata. In altri termini smart glass, occhiali “intelligenti” capaci di fornire informazioni utili in tempo reale e in visione immediata.

Da Modena al futuro, la realtà aumentata made in startup

Ecco, a questo punto viene da dire: chi c’è dietro a una creazione così innovativa, una soluzione appartenente a un segmento tecnologico il cui mercato è stimato raggiungere 8-10 miliardi di dollari da qui a 5/7 anni? C’è Glassup, una startup italiana che ha sede Modena. Una realtà ideata nel 2011 e fondata da Francesco Giartosio, attuale CEO, un passato da manager nell’industria automotive. «Siamo partiti con l’idea di creare degli occhiali per uso consumer, in particolare per gli sportivi che volessero ottenere informazioni circa la loro performance, per ottenere indicazioni stradali o altre informazioni utili, poi abbiamo pensato di ampliare la finalità anche a un uso a supporto dei non udenti, potendo rendere comprensibili conversazioni», spiega

Lo sviluppo applicativo si amplia fino ad arrivare a usi biomedicali, come quello che ha portato a una sperimentazione di successo, svolta nel 2017 e oggi, conclusasi positivamente, e trasformatasi in realtà produttiva. Segnala lo stesso sito aziendale, a tal proposito, che “l’equipe chirurgica del dott. Stefano Rausei dell’Ospedale di Circolo di Varese ha operato una biopsia laparoscopica, visualizzando il girato della microcamera immersa nel corpo del paziente direttamente sul campo di vista dei chirurghi. GlassUp collabora inoltre con l’Ospedale Sant’Orsola di Bologna nello sviluppo di nuove applicazioni in ambito maxillofacciale”. È lo stesso CEO a spiegarci quali siano i vantaggi per chi opera: «in ambito chirurgico chi opera può ricevere informazioni real time su i valori del paziente e può controllare e visualizzare TAC, lastre» o altri referti. Nel caso di un’operazione maxillofacciale diventa cruciale, per esempio contare su una “mappa” che indica l’esatta posizione in cui reinsediare la mandibola. Ma non solo: «le stesse informazioni e la visione dell’intervento sono inviate in streaming agli studenti per seguire l’intervento. Inoltre l’utilità di un visore di questo genere diventa molto utile anche per finalità assicurative», rappresentando così una sorta di “scatola nera” di quanto avviene in sala operatoria.

GlassUp F4 entrano nell’Industria 4.0

Ma i vantaggi sono anche declinati sul lato industriale: i visori GlassUp F4 sono stati adottati nella lavorazione dell’alluminio e del PVC. Gli addetti che indossano F4 possono contare sulla possibilità di essere aggiornati su nuove tecniche e processi, contribuendo prima di tutto a una maggiore sicurezza sul posto di lavoro e ottenendo istruzioni in tempo reale da assistenti in remoto, durante le fasi di manutenzione macchina, «riducendo il tempo di fermo macchina». Inoltre, attraverso SatisFactory, progetto europeo Horizon 2020, sarà possibile, attraverso l’utilizzo di wearable technology, scambiare informazioni in tempo reale, tra addetti che lavoran nella stessa area, con un miglioramento della qualità del lavoro di chi opera sul campo e di conseguenza della produttività. Sempre in termini di wearable technology, lo stesso Giartosio ci preannuncia che nel 2019 uscirà una soluzione specifica per i ciclisti, un elmetto dotato di smart glasses.

 

Elettronica, ottica smart e meccanica: il cuore di GlassUp

Su cosa si basa la tecnologia degli GlassUp F4? Su di un sistema ottico, uno elettronico e meccanico; la parte peculiare è quella ottica, «che abbiamo inventato da zero», racconta Giartosio, avvalendosi inizialmente di una collaborazione biennale con l’Istituto Nazionale di Astrofisica per la creazione degli ologrammi e poi portando tutta l’attività di R&D in un laboratorio ad hoc, per arrivare a offrire una soluzione con una visione monoculare davvero nitida e di elevata qualità.

Visione monocolare full color, campo visivo di 22°, videocamera e termocamera a bordo: questi sono alcune delle parti componenti il visore, il tutto accompagnato da un telecomando che contiene modulo WiFi, Bluetooth e, su richiesta, 3G.

Sfide passate (anche con Google) e prospettive future

Tutto quanto raccontato finora dà l’idea di una impresa con una storia semplice: tutt’altro. Le sfide e le criticità non sono mancate, a partire dalla tutela del suo stesso brand, motivo di contesa con un colosso come Google. «Ci era stato chiesto di cambiare il nostro nome, in quanto troppo simile col loro». La questione si è risolta a favore della startup modenese con parere favorevole dell’Ufficio Brevetti.

La storia aziendale, nata ufficialmente nel 2012, con brevetto confermato nel 2015 dopo un momento di stasi ha fatto sensibili progressi, ottenendo un contributo all’attività nel 2017 grazie alla aggiudicazione del bando Horizon 2020 a fronte del quale riceverà 1 milione di euro di finanziamenti a fondo perduto fino al 2019.

La riuscita del progetto è legata anche alla caratteristica stessa del visore Glassup: «si tratta di occhiali modulari, quindi si adattano bene alle più differenti esigenze, prevedendo la possibilità di implementazioni, quali l’aggiunta di visione infrarossi o di funzione termocamera» aggiunge il CEO. E intravede anche il prossimo futuro dei suoi smartglass, improntati ad accogliere innovazioni tecnologiche quali l’Intelligenza artificiale o sfruttando i benefici del 5G «su cui stiamo già lavorando». Oggi è già in grado di offrire servizi di integrazione, supporto e sviluppo ad aziende, piattaforme IoT e software house interessate all’implementazione di F4 all’interno dei processi produttivi, in perfetta logica di Industry 4.0.

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Andrea Ballocchi