IoT e Innovazione guidano la start-up italiana della moto
Italian Volt è una start-up nata con l’idea di realizzare una moto e che oggi si propone come fornitore di servizi, anche grazie a IoT e Data analytics
Più che a una start-up, nel caso di Italian Volt viene in mente “Start me up”, il celebre pezzo dei Rolling Stones, emblema stesso del ritmo – non a caso scelta da Microsoft per una indovinata campagna pubblicitaria. È un accattivante accostamento, ce ne rendiamo conto, ma rende bene l’idea di un concetto, che è alla base del titolo stesso della canzone: “Avviami”. Una start-up avviata da circa un anno e una moto avviata ormai sulle strade, la Lacama, nata nel centro/laboratorio di questa realtà in provincia di Varese. Una moto elettrica, 100% made in Italy, concepita, progettata e realizzata in ogni sua parte dall’impresa innovativa, a partire dal sistema di propulsione fino alla ciclistica. Un’idea nata praticamente da zero che ha portato alla nascita della due ruote e che, grazie alla competenza e alla passione, preferisce definirsi fornitore di tecnologia.
“Cuore” e “cervello” elettrici
Ma andiamo con ordine, partendo dal… cuore pulsante della moto, ovvero quello che normalmente è il motore. E qui cominciano i distinguo dalla visione tradizionale che si ha della propulsione: «Nella moto classica il motore è la parte fondamentale, insieme a trasmissione e ciclistica. Nella moto elettrica non è così: o, meglio, una volta scelto il motore elettrico e l’inverter e i parametri relativi quali la velocità massima o la quantità di elettricità necessaria, da qui si parte per realizzare un pacco batteria che fornisca tensione, ovvero voltaggio, sufficiente a dar vita a queste parti e una capacità tale da farli funzionare per un dato tempo – o chilometri da percorrere», spiega Alessandro Miraglia, Executive VP Operations della start-up Italian Volt.
Il pacco batteria è quindi il punto focale: si tratta di un componente complesso, costituito da celle a litio configurate a seconda della necessità di corrente e di voltaggio, e dal sistema BMS (Battery Management System), che funge da cervello e che serve a gestire la corrente di carica e scarica passante attraverso le batterie, andando a ottimizzare il ciclo di vita dello stesso pacco batteria.
«All’inizio della nostra avventura abbiamo scoperto e affrontato un mondo, quello della propulsione elettrica, totalmente nuovo, con pochi fornitori di parti in Europa e ancora meno in Italia, per quanto riguarda tutta la filiera della componentistica. Per questo siamo stati costretti a inventarci dal nulla le competenze specifiche e le conseguenti tecnologie. Oggi, dopo più di un anno di lavoro nel settore, abbiamo compreso e colto un’opportunità di business importante, che non si limita alla creazione di veicoli elettrici, ma si estende alla fornitura di servizi per l’intero comparto, potendo aiutare chi come noi si affaccia a questo mondo». Questo sviluppo cosa implica? «Una caratteristica peculiare di una startup è la flessibilità e la capacità di adattamento – risponde Miraglia – Quindi, quanto fatto finora, pur complicando i piani iniziali, ci ha aperto nuovi spazi. Le difficoltà ci hanno spronati a imparare e conoscere ambiti nuovi e oggi siamo in grado di soddisfare una lacuna presente sul mercato».
IoT e dati salgono in sella
In quest’evoluzione, la tecnologia è basilare: «la sua utilità è stata determinante nello sviluppo del veicolo ed è parte integrante nello sviluppo del servizio che intendiamo offrire». Non poteva essere altrimenti, dato che il fondatore di Italian Volt è Nicola Colombo, Ceo di C-Labs, specializzata in soluzioni di Industrial IoT, ovvero parte integrante del mondo collegato all’Internet of Things. «I dati sono fondamentali, per questo vengono raccolti e immessi in un sistema di intelligenza artificiale utile ad analizzare vari aspetti e parametrare i modelli matematici utili a ottimizzare la gestione delle parti in gioco nel sistema propulsivo. La tecnologia quindi ha un’importanza rilevante perché ci permette di operare analisi utili anche persino a modificare la cella al litio dal punto di vista chimico e fisico. Il veicolo, totalmente connesso, tramite specifici sensori, produce dati utili per monitorare la vita stessa di ogni componente. In particolare, per noi è basilare riuscire a “veicolare” l’intelligenza artificiale nel BMS in modo da monitorare i parametri e configurarli anche in maniera personalizzata per ogni cliente».
Dalla moto ai servizi e oltre
Ma la creatività di Italian Volt non si ferma certo qui: «stiamo lavorando anche a progetti più complessi con la volontà di colmare importanti lacune del mercato – illustra il manager della start-up varesina – tutta la supply chain dei veicoli elettrici in questo momento è in particolare fermento, con una quantità significativa di progetti, di ogni dimensione, che si traduce in una richiesta di componenti ma che sconta diverse criticità nella catena di approvvigionamento delle parti. Basti dire che i tempi di attesa per le celle ad alta densità d’energia è di 6 mesi; attualmente la richiesta viene soddisfatta dal mercato asiatico perché in Europa ancora non esiste un produttore di batterie agli ioni di litio di questo genere su larga scala».
In ogni caso l’interesse per la Lacama c’è, prevalentemente dagli USA, e poi dai Paesi del Nord, Svizzera, Austria, mercati tradizionalmente in grado di apprezzare soluzioni di nicchia.
«In Italia, personalmente, avverto ancora resistenza su questo aspetto e non è ancora stato fatto un adeguato salto di mentalità sull’elettrico – evidenzia Miraglia – C’è il rischio di perdere una grande occasione come Sistema Paese perché nel resto d’Europa si sta investendo fortemente nel settore elettrico».
L’ultima domanda che poniamo al manager suona un po’ come provocazione: a chi si può confrontare un modello Italian Volt? « Se proprio dobbiamo cercare un confronto, giusto nel modo di concepire il nostro business plan più da produttori di tecnologia che di moto, un modello di paragone lo potrei tentare con la croata Rimac Automobili: una realtà che si è messa in mostra quale produttrice della supercar del 21esimo secolo, ma che si è imposta all’attenzione degli addetti ai lavori creandosi praticamente dal nulla la tecnologia necessaria per la propulsione e trasmissione elettrica e che ha offerto il suo know-how a colossi come BMW e Jaguar per le loro versioni ibride ed elettriche».
Di Italian Volt si parlerà il 27 giugno a Modena durante il Fortronic – Strategic Innovation Summit, l’evento sul futuro dell’automotive tra auto elettriche, connesse e a guida autonoma. Scopri di più